Portare il cambiamento nel mondo attraverso la fotografia.
Negli ultimi due anni ho dedicato molta cura e coltivato i laboratori di fotografia partecipativa che realizzo con varie Associazioni del territorio, trovando un mio metodo creativo per accompagnare i partecipanti a creare un progetto personale che risponda a delle domande, ma soprattutto sia una ricerca dentro sè.
Ho deciso fosse arrivato il momento per raccontare meglio questa parte del mio lavoro che mi emoziona molto ed è diventata parte integrante della mia vita.
La sorpresa nel lavorare con gli adolescenti
Le scorse estati ho realizzato due laboratori di fotografia partecipativa durante i campi estivi di Mani Tese “Pictures of Me” e “Sguardi di Pace”, Associazione con la quale nel 2020 ho svolto il mio Servizio Civile Universale.
Quello che ho imparato è che dando loro la possibilità, gli adolescenti stupiscono creando meraviglia, aprendosi e fidandosi di te.
Nei laboratori le fotografie facilitano nei soggetti l’emergere di riflessioni e l’individuazione, tramite la discussione in gruppo, dei problemi comuni e dei vari punti di vista.
La mia idea per il laboratorio “Pictures of me” è nata dallo studio del Photovoice, una metodologia di ricerca e di azione sociale che ha l’obiettivo di approfondire i problemi di una comunità, stimolare la partecipazione e attivare il cambiamento. L’obiettivo del laboratorio è stato quindi osservare il mondo che ci circonda, i più importanti fenomeni e sfide del nostro tempo e della società, raccontandoli attraverso la fotografia in modo personale e coinvolgente.
Durante il laboratorio “Sguardi di Pace” le attività hanno permesso ai giovani di pensare in modo critico al conflitto e alla pace dentro sé e nella loro comunità.
La fotografia svolge un ruolo importante nella gestione dei conflitti, ma da sempre viene posta poca attenzione al suo contributo alla Pace. La domanda che ci siamo posti è stata: in che modo le immagini e la creazione di immagini vengono utilizzate per costruire la pace ed il dialogo? I/le partecipanti hanno dato una loro personale risposta sperimentando varie tecniche fotografiche e creative.
Durante i laboratori di fotografia partecipativa la mia figura di fotografa si fa un po’ da parte ed emerge il mio essere guida: io raramente scatto, accompagno le persone a creare qualcosa di personale, da cui emerga il loro pensiero.
Creatività nel penitenziario minorile
Collaboro con l’Associazione NATs per… Organizzazione di volontariato ormai da diversi anni realizzando progetti su svariate tematiche all’interno del penitenziario minorile.
“Nei suoi panni. Riprendo la mia storia con occhi diversi” è stato un progetto a 6 e più mani che ha previsto un laboratori di scrittura autobiografica tenuto da Cecilia Zuppini, un laboratorio di fotografia terapeutica che ho condotto io ed una parte di editing e grafica realizzata da Leonardo Marzi. Noi siamo state le guide, i protagonisti invece i ragazzi detenuti nel penitenziario minorile.
I partecipanti hanno sperimentato diverse tecniche fotografiche e di mixed media, come il collage creativo, la polaroid e l’autoritratto che hanno permesso loro di esprimere il proprio sentire, trovando il loro metodo per rappresentarsi. La fotografia terapeutica è uno strumento importante per raccontare il proprio vissuto e capire come si intreccia con il presente che si sta vivendo.
Laboratorio “Nei suoi panni. Riprendo la mia vita con occhi diversi.”
La macchina fotografica diventa uno strumento al servizio di chi la impugna, i ragazzi oltre ad aver sviluppato delle conoscenze pratiche, hanno appreso delle tecniche per raccontare se stessi in modo artistico e libero, affrontando temi come la percezione di sé e quella che l’altro ha di noi.
Lavorare con i ragazzi mi ha permesso di comprendere che la vita non va vista solo da un’unica prospettiva (la nostra) e sperimentare il non giudizio per me è stato essenziale per creare un rapporto di fiducia e comunicazione, non solo in quel determinato contesto, ma in tutti gli aspetti della mia vita personale e professionale.
La poesia è ovunque, basta invitare le altre persone e se stessi ad osservare.
Il semino che è sbocciato nella professionista e persona che sono diventata l’ho piantato alle superiori proprio partecipando ad un laboratorio di fotografia partecipativa, da utente. Vedermi oggi dall’altra parte mi rende estremamente felice e consapevole del percorso che ho intrapreso e del filo rosso che unisce tutto. La vita sa sempre come devono andare le cose, noi dobbiamo solo aver fiducia.