La poetica dell'(im)perfetto
Questo articolo è dedicato agli amanti della fotografia, a chi ha costruito una lunga relazione con la fotografia, a chi non si è mai arreso e non l’ha mai lasciata andare nonostante le difficoltà, lo sconforto che ad un certo punto tutti i fotografə provano.
Inizia sempre con un colpo di fulmine e ci si ritrova amanti della fotografia..
Il lungo corteggiamento, i primi appuntamenti, le sperimentazioni, le difficoltà del primo amore, la gelosia e la paura di non essere abbastanza, la voglia di dimenticare questa passione, ma poi si persevera, si continua ancora un po’ e quando si pensa sia tutto finito ci si riscopre innamorati. È successo anche a te?
A me sì e con questo articolo voglio portarti proprio al mio primo incontro con la fotografia, quando mi sono innamorata per la prima volta. Sei prontə?
Non sono una figlia di artisti, anche se la cucina di mia madre effettivamente si avvicina ad una forma d’arte.
Mi sono avvicinata alla fotografia come forma di ricordo, scattavo tantissime fotografie ai miei amici per ricordare i momenti, per mantenerli vivi al trascorrere del tempo.
Dobbiamo però fare un piccolo passo indietro per comprendere questo desiderio di immortalare i ricordi. Se mi segui su instagram conosci già la mia storia, spero non ti annoierai nel rileggerla, ma la racconto per chi approda qui per la prima volta.
Era il 21 marzo 2009 quando la vita ha deciso di farmi un bello sgambetto, un evento traumatico che mi ha portata a diventare la donna di cui oggi sono fiera, donandomi la consapevolezza per prendermi cura delle persone attraverso la fotografia.
Per un gioco di sfortuna e pessimo tempismo, sono stata investita da un autobus, ma questo evento non mi ha tolto la voglia di vivere, né di ballare, anche con un piede solo. Non entrerò nei dettagli per non fare pornografia del dolore, racconto questa parte della mia vita per chi si trova in una situazione simile, per chi potrebbe rivedersi nelle mie parole, nei miei sentimenti, per chi avesse bisogno di sapere che c’è ancora una speranza in tutto il buio.
In tutto questo dolore approda la fotografia ed il mio perché iniziale. Questo evento mi ha riportata alla fragilità della vita e oggi vedo chiaramente il collegamento con l’inizio della mia relazione con la fotografia, con l’urgenza che mi ha portata a prendere in mano questo strumento e a creare.
Come ti dicevo qualche riga fa ho iniziato scattando fotografie alle mie amiche, riproducevo delle storie che creavo nella mia testa lasciandomi ispirare dall’adolescenza, dalla scoperta del corpo, dei colori, delle emozioni.
Il processo naturale è stato quello di puntare la fotocamera verso di me e trasformare il dolore in bellezza attraverso l’autoritratto e con la nascita di Balliamo da sole. In quel preciso momento ho scoperto quanto terapeutica fosse per me la fotografia, è stato il seme che oggi ha fatto fiorire il mio modo di essere fotografa per gli altrə.
Grazie alla fotografia sono riuscita ad accettare il mio nuovo corpo, vedendolo intero e bello per com’è. È stato un lungo percorso alla ri-scoperta di me, di una nuova femminilità e di una maggiore consapevolezza della mia forza.
La poetica della mia fotografia nasce alla ricerca dell’intimità con se stessi, nel rapporto col proprio corpo (im)perfetto, nell’accettazione dei sentimenti, nell’affrontare il dolore fisico e dell’animo attraversandolo, elaborandolo creando bellezza.
Agli amanti della fotografia dico di non mollare, anche quando tutto sembra vano. Le pause, come in ogni relazione, possono servire, ma possono anche allontanare definitivamente.
Cercate sempre dentro di voi le risposte, non nel lavoro degli altrə.
Lasciatevi ispirare, senza copiare, trovate la vostra voce, ognuno di noi ha una storia personale ed unica da raccontare.
A chi decide che la fotografia non è “solo” una passione, ma vuole farla diventare professione, dico trova ciò in cui sei bravə e in cui puoi fare la differenza, qualcosa che migliori il mondo e le persone. Non seguire le regole del mercato, tanto cambiano sempre, fai ciò che ti rende felice e non scordare MAI il perché e quando hai preso in mano per la prima volta la tua macchina fotografica.
Spero la mia storia ti abbia ispiratə, se vorrai lasciarmi un commento sotto questo articolo sarò felice di leggerlo. A presto, Shana.
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