Come la fotografia aiuta nel processo di empowerment femminile oggi.
Troppo spesso noi donne, ragazze, bambine ci sentiamo dire che non siamo abbastanza: brave, intelligenti, belle. La fotografia mi ha aiutata a trovare il mio valore, appropriandomi del mio punto di vista sul mondo e su me stessa.
Condividendo le loro storie ed esperienze attraverso le foto, le donne possono contribuire a educare e ispirare gli altri a lavorare per l’emancipazione femminile, crescendo donne più consapevoli e coscienti del loro valore.
Autoritratti
Empowerment: l’emancipazione inizia dall’autostima.
La fotografia e l’arte sono uno strumento potentissimo per nutrire l’autostima, non sostituiscono il lavoro della terapia, ma lo accompagnano arricchendolo di un linguaggio diverso, intimo e sincero.
Avere autostima significa possedere un potere e controllo interiore su ciò che ci circonda e sulla nostra vita.
Alcune foto delle donne che hanno lavorato con me
In che modo la fotografia può aiutare nel processo di empowerment?
Imparare ad usare la fotocamera ti da il potere di scegliere ciò che si trova all’interno dell’inquadratura e cosa vuoi lasciare all’esterno. L’azione della scelta è proprio quello che fa scattare la posizione di potere e ti da la sensazione di euforia nel poter riorganizzare la realtà in modi innovativi e affini al tuo sentire attraverso la composizione fotografica.
Immaginazione e creatività si mettono a servizio di questo processo rappresentativo, dove chi sta dietro la fotocamera sceglie di mostrare una propria visione sul mondo e sull’altro.
Abbracciare gli sbagli
Il fotografo Alex Webb in un’intervista riporta “La fortuna, o forse la serendipità, gioca un ruolo importante… Ma non si sa mai cosa succederà. La cosa più eccitante è quando accade qualcosa di assolutamente inaspettato e si riesce ad essere nel posto giusto al momento giusto e a premere l’otturatore al momento giusto. La maggior parte delle volte non funziona così. Questo tipo di fotografia si basa al 99,9% sul fallimento.”
Nella fotografia si sbaglia tantissimo, sia nei tempi che nell’esecuzione, ma lo sbaglio è parte del processo, ti permette di evolvere e migliorare.
Photovoice come strumento di advocacy per sensibilizzare
Il Photovoice è uno strumento di indagine sociale che attraverso la fotografia coinvolge i soggetti stimolandoli a riflettere su una tematica e sui modi per produrre cambiamento.
Il Photovoice è una tecnica di empowerment in quanto attiva i soggetti nell’espressione e nella ricerca di soluzioni ai propri problemi (Wang 1992).
Nei vari percorsi di fotografia partecipativa con adolescenti ho introdotto questa metodologia proprio per attivare una coscienza comunitaria attorno ad un tema importante.
Come funziona? I/le partecipanti scattano delle fotografie sulla tematica scelta, non focalizzandosi sulla tecnica, ma sul senso, sull’idea. Poi vengono discusse in gruppo, approfondendone i significati, facilitati da una serie di domande. L’uso dell’immagine agevola una riflessione attiva tra i partecipanti e li rende coscienti delle risorse e delle potenzialità già in possesso o da sviluppare.
Quando lavoro con gli adolescenti il mio obiettivo è far esprimere il loro punto di vista, la loro personalità, la loro visione del mondo.
I laboratori partecipativi che propongo sono dinamici, esploriamo le tematiche attraverso tanti strumenti di narrazione diversi: fotografie, collage, scrittura autobiografica, poesia nascosta, disegno su polaroid, tempere…
Quello che non manca mai sono le mie domande.
Non mi interessa che ricordino la teoria fotografica, ma che la fotografia, l’arte sono strumenti per dare opinioni, manifestare idee, spiegare la propria visione.
Le foto che seguono sono di Letizia, Chen, Michelle, Giorgia e Carlo che hanno partecipato al laboratorio organizzato dalla Cooperativa Sociale Kirikù per creare una serie fotografica legata al loro paese, ma sotto punti di vista differenti.
Selfie e autoritratti come rappresentazione di sé che dà potere
Spesso i selfie vengono considerati narcisisti ed egocentrici e chi li scatta e li pubblica sui social media è spesso criticato.
Una volta la mia posizione era ben definita e distingueva i selfie dagli autoritratti (self-portrait), oggi la mia idea è mutata. Quello che per me davvero è importante è il processo, l’indagine che si compie attraverso l’immagine.
L’autoritratto per me può essere scattato anche con il telefono, lo strumento è poco rilevante, quello che è importante sono le domande che ci poniamo riguardando lo scatto.
Che versione di te vuoi mostrare nell’autoritratto?
Vuoi mostrare ciò che sei ora in modo autentico? Oppure cercare qualcosa che di solito nascondi.
L’autoritratto può essere sia un modo per mostrare il sè autentico femminile, ma contemporaneamente uno strumento per giocare e manipolare la presentazione di quel sé.
Che li si veda come dimostrazione di autenticità o di immaginazione, di celebrazione o di narcisismo, di controllo o di manipolazione, di creazione o di distruzione, gli autoritratti offrono alle donne l’opportunità di avere il controllo sulla propria identità, per quanto fugace.
Qui sotto alcuni degli autoritratti che mi sono scattata negli anni per indagarmi e riprendere il mio potere.
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